“Ma quanto antica è la mia valle e quanto profonde sono le tracce nelle carregge percorse dal cerchio di una ruota…
…A volte con devozione monacale mi giro e rigiro tra le mani gli oggetti che animano le mie sculture, e lascio vagare la mia mente nel ricordo di battitori di falci con il loro ritmo ipnotico o i falciatori stessi che spandono l’odore dell’erba che cade ad ogni passata.
Lo scorrere della pialla, il gracchiare della sega e i colpi dell’ascia, mi riportano ai gesti semplici di avi ”marengoni”. La terra ferita dalle zappe e l’odore del sudore mi regalano istantanee della mia infanzia, vissuta fra artigiani, contadini, maniscalchi e cani…”